Butterfly effect: il misterioso responsabile del corso degli eventi

Di Benedetta Vale

Esiste un misterioso responsabile del corso delle nostre vite, il quale è lungi da essere sotto il nostro pieno controllo. La storia è governata dal caos, le nostre vite sono governate dal caos, il quale si intreccia in una misteriosa danza con le nostre personali scelte e intenzioni. Nel 1950, Alan Turing teorizzò quello che oggi conosciamo sotto il nome di “butterfly effect“: “Lo spostamento di un singolo elettrone per un miliardesimo di centimetro, a un momento dato, potrebbe significare la differenza tra due avvenimenti molto diversi, come l’uccisione di un uomo un anno dopo, a causa di una  valanga, o la sua salvezza”. Il termine “butterfly effect” arriva in realtà più di 10 anni dopo, quando Lorenz lo spiegò ad una conferenza, sostenendo che “Il battito delle ali di una farfalla in Brasile, può provocare una tromba d’aria nel Texas”. Un singolo evento apparentemente insignificante si fa motore di una catena di eventi che determinano l’intero corso della storia. Un cambio di programma improvviso può determinare un’intera vita. I film “Butterfly effect” di Eric Bress e J. Mackye Gruber (2004) o “Sliding doors” di Peter Howitt (1997) mettono il focus su un fenomeno che permea la vita umana: in che misura io ho determinato il mio presente e determinerò il mio futuro? Caso o destino? Il caso è solo una delle vie che un destino già scritto trova per manifestarsi? Oppure ogni singolo evento determina una reazione a catena, per cui ad infinite concatenazioni di eventi corrispondono infiniti possibili destini? Quante vite di scrittori, attori, registi, sono iniziate da un incontro fortuito, da un incrocio di sguardi in un momento di sincronicità, da una frase detta dalla persona giusta al momento giusto, determinando, a loro volta, catene infinite di eventi che continuano a coinvolgere e sconvolgere la collettività? Quante storie d’amore sono iniziate da un “quel giorno per caso ho deciso di uscire, o avevo la misteriosa sensazione di doverlo fare”? La scienza ci insegna che il corso degli eventi è simile ad un dialogo: posso decidere cosa dire, ma solo la vita decide come rispondermi; così, assieme, io e la vita costruiamo una meravigliosa improvvisazione che, per definizione, richiede di abbandonare gli schemi precostituiti. Il butterfly effect ci insegna un’altra lezione fondamentale: non esiste separazione tra me e l’altro; ciò che accade a me influenza la collettività, indipendentemente dalla mia volontà o consapevolezza; io, in ogni istante, partecipo ad un vissuto collettivo interconnesso e interdipendente; il controllo è solo una grande, e umanissima, illusione, che ci destabilizza molto meno rispetto ad una doverosa resa a dei meccanismi impossibili da sviscerare del tutto. Un altro esempio di butterfly effect potrebbe essere quello delle “invenzioni nate per caso”; vicino al concetto appena citato vi è infatti quello di “serendipity”: un’antica favola persiana narra di tre principi, figli di Jafer, re di Serendip (antico nome di Ceylon, attuale Sri-Lanka), che durante il loro viaggio alla scoperta del mondo scoprono continuamente, per caso e per intuito, cose che non stavano cercando: piante, animali, pietre preziose e oggetti sconosciuti. Solo dagli anni ’30, grazie a Walter B. Cannon, professore di fisiologia della Harvard Medical School, il termine serendipity viene associato alle invenzioni nate per caso (o per sbaglio) in campo scientifico. Oggi infatti, sul dizionario sotto la voce “serendipità” troverete questa definizione: “capacità di rilevare e interpretare correttamente un fenomeno occorso in modo del tutto casuale durante una ricerca scientifica orientata verso altri campi di indagine”. Si può dire che il caso irrompa di continuo in ogni manifestazione umana; è un coinquilino poco educato che apre la porta senza prima bussare.

Per approfondire, il libro: “The butterfly effect: how your life matters” di Andy Andrews (2009).

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