Ikigai: un antico concetto giapponese entrato (per fortuna) a far parte della cultura mainstream

Di Benedetta Vale

Quella di associare l’Ikigai alla cultura mainstream è forse una provocazione, ma ciò non toglie che negli ultimi anni, in Occidente, si sta riscoprendo l’importanza di questo concetto. In un’epoca in cui, soprattutto in Italia, trovare lavoro è sempre più difficile, giovani e non stanno chiedendo a se stessi di rischiare di più; si propongono di non fermarsi alla ricerca di un qualsiasi lavoro purchè si sopravviva, ma di cercare nulla di meno che il vero scopo di vita, l’attività nella quale e attraverso la quale ciascuno possa ottenere la sua massima realizzazione, consentendo di sviluppare al massimo le proprie potenzialità e capacità. Nonostante la spinta verso l’omologazione cui siamo costantemente sottoposti, ognuno di noi è un essere unico e insostituibile, con aspirazioni e talenti insostituibili; ciascuno è una punta di colore che non era mai esistita prima nel ventaglio di quelli esistenti. La cultura Giapponese propone il concetto di Ikigai, letteralmente “ragione per cui ti alzi la mattina”, declinabile in “ragione di vita” o, visto in un’ottica più ampia, “l’attività attraverso cui puoi meglio servire la collettività”. L’attività che ti riesce meglio è anche quella che probabilmente di piacerà di più, e oltre a piacerti, secondo questo principio, è anche il modo attraverso cui puoi fare niente di meno che la tua parte nel servire l’intero pianeta. Come trovarlo? L’Ikigai è il comune denominatore tra:

  • Ciò che ami fare (passione);
  • Ciò che serve al mondo (missione);
  • Ciò che sai fare meglio (vocazione);
  • Ciò per cui puoi essere pagato (professione).

Tutti, secondo la cultura giapponese, possiedono un Ikigai. La difficoltà nel trovarlo è dovuta ai preconcetti, alle idee rigide sul mondo (e prima di tutto su se stessi), alla paura di osare o ancora di incontrare, per la prima volta, la persona che si è davvero. Trovare il proprio scopo di vita non garantisce solo la dedizione ad un’attività che appassiona e di guadagnare attraverso di essa, ma porta con sé notevoli benefici alla qualità della vita. L’Ikigai è un principio alla base delle credenze spirituali degli abitanti dell’arcipelago di Okinawa in Giappone, zona famosa per il tasso di longevità ed il livello di felicità dei suoi abitanti. Come dichiarato dal giornalista del National Geographic Magazine Dan Buettner in un TED sulle cosiddette blue zones (le regioni del pianeta dove le persone raggiungono un’età molto più avanzata rispetto alla media mondiale) nelle Isole di Okinawa le persone non hanno alcun desiderio di andare in pensione, proprio perchè il lavoro non è qualcosa che fanno per sopravvivere, ma un’autentica e naturale espressione di sé, la diretta conseguenza di una profonda consapevolezza di chi si è e di quale sia il proprio ruolo nel mondo. Citando il libro “Ikigai” di Bettina Lemke: “Quando perseguiamo obiettivi che rispecchiano le nostre esigenze personali, la motivazione e la qualità della vita ci guadagnano, e aumenta in proporzione anche la sensazione di condurre un’esistenza ricca di significato (…), senza contare che in questi casi l’azione è già di per sé una ricompensa, perchè ci procura un senso di soddisfazione”. Stando ai dati scientifici, sembra che valga la pena di rischiare di trovare il proprio scopo, e ancor prima, di educarsi all’autoascolto in una società che insegna a vivere all’esterno e in funzione di esso, pena l’avere la costante sensazione di non essere sul giusto binario, o di vivere al di sotto delle proprie possibilità. Abbandonare una vita conosciuta, ma inautentica, potrebbe essere la parte più difficile: la mente umana ama la “comfort zone”, la confortevole zona sicura, il nido dove tutto è prevedibile e niente può fare paura; al di là della zona di comfort si trova l’autenticità, che porta con sé la possibilità di vedere crollare ogni certezza, abbandonando un personaggio che ci si costringeva a recitare per non prendere le distanze dal pensiero comune, dalle imposizioni sociali e da un’omologazione un po’ vigliacca che, diciamocelo, tenta un po’ tutti. Seguire l’Ikigai vuol dire anche educarsi ad ascoltare l’intuito, non più solo logici e rassicuranti ragionamenti: la stessa persona può avere molti interessi e, tra questi, in molti scelgono di trasformare in professione quello che credono che possa portare ad un maggiore guadagno o ad un maggiore riconoscimento sociale; l’Ikigai richiede anche un pizzico di anticonformismo, prevedendo che la scelta della direzione da seguire non includa nemmeno in minima parte i condizionamenti esterni, nemmeno quelli più sottili. L’Ikigai prevede di ascoltare solo ed esclusivamente se stessi, ed è una responsabilità molto grande che bisogna essere pronti ad assumersi, pena l’eterna convivenza con un fantasma che sussurra “chissà cosa sarebbe successo se…”.

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