Di misteri e di delitti: le storie di Agatha Christie

Di Camilla Tettoni

È una fredda mattina nella cittadina inglese di Torquay. Tutto appare tranquillo, troppo tranquillo: una bambina, di circa tredici anni, si guarda intorno in cerca di misteri. Appare un uomo, sulla cinquantina, vestito con un impermeabile giallo. Il dettaglio sembra strano, non piove e il cielo è terso. La bambina comincia a seguirlo cercando di non farsi notare. Mentre si nasconde, osserva una donna con un neonato in braccio: coglie uno sguardo fra i due, fugace eppure intenso. Tira fuori l’inseparabile taccuino, pronta a scrivere dettagli che le serviranno a sciogliere il mistero. “Agatha, cosa stai facendo?”. Una voce, dolce e perentoria, la coglie di sorpresa. Eppure, mentre si china per raccogliere il taccuino da terra sa già che a rivolgersi a lei, in questo modo, è stata l’amata nonna. “Sempre in cerca di guai, signorina?”. Testardamente Agatha cerca di negare tutto, ma la nonna prosegue imperterrita: “Lo so cosa fai, cerchi guai, o forse ti illudi che nella nostra cittadina ci sia qualcosa da scoprire. Ma, te lo dico e te lo confermo, qui non accade mai nulla che non si sappia. Questi due che stai spiando sono la signorina Jenkins e il signor Jeffrey, amanti da diversi anni. La moglie del signor Jeffrey soffre di una forte demenza, è convinta che possa piovere sempre, da un momento all’altro, e per questo il marito la rasserena indossando un impermeabile ogni volta che esce di casa. Ho risposto alle tue domande?”. Era difficile lasciare Agatha senza parole, ma così accadde. Dolcemente, la nonna le indica la strada di casa: “Nipotina, non ti crucciare. Anche io ero come te alla tua età: ero convinta che il mondo avesse molto più da celare di quanto non mostrasse in realtà. Purtroppo, non è così, e raramente accade qualcosa che non ti aspetti. Ma non voglio scoraggiare la tua fantasia: anzi, promettimi che non smetterai mai di cercare anche quando non c’è nulla da trovare”.

Ho voluto immaginare questa conversazione tra la bambina Agatha Christie, al secolo Agatha Miller (firmava i suoi romanzi col cognome del primo marito) e la nonna: grazie alla testimonianza del nipote, Mathew Prichard, sappiamo che la scrittrice, in alcune registrazioni lasciate ai familiari, ha candidamente ammesso che uno dei suoi più amati personaggi, Miss Marple, è stato basato sulla figura dell’amata nonna. Leggendo la biografia di Agatha Christie, della sua infanzia, del primo matrimonio e del secondo, più fortunato, viene fuori il ritratto di una donna dalla personalità eclettica, passionale e di notevole intelletto. Lo stile semplice dei suoi gialli permette una lettura leggera e interessante; i romanzi portano avanti intrecci ben pensati, fino all’ultimo non si è sicuri del colpevole: ogni personaggio ha delle mancanze che lo rendono sospettabile. I protagonisti stessi delle opere di Agatha Christie, d’altronde, rimangono ben impressi nella memoria di chi legge: accanto all’anziana Miss Marple, abile nel risolvere i più criptici misteri, troviamo il vanesio Hercule Poirot, dai baffi curati; belga di origine, è il detective che ricorre con più frequenza nei suoi libri. Poirot, a detta della scrittrice, si era rifugiato in Gran Bretagna dopo l’invasione tedesca del Belgio: l’ispirazione di questo personaggio le venne sicuramente dai numerosi rifugiati belgi che si erano stabiliti a Torquay, sua città natale, e dai soldati belgi che aiutò lei stessa a curare (essendo stata un’infermiera volontaria durante la Prima Guerra Mondiale). Personalmente, ho letto circa una trentina di suoi romanzi, e li consiglierei tutti. Se si vuole passare un pomeriggio spensierato, alla ricerca della risoluzione di misteri coinvolgenti, un romanzo di Agatha Christie è quello che ci vuole. È rilevante ricordare, inoltre, come la sua stessa vita abbia talvolta assunto la forma e il contenuto delle sue narrazioni. Infatti, la notte in cui venne lasciata dal primo marito per un’altra donna, scomparve. In un biglietto, trovato dalla governante, aveva scritto che si sarebbe recata nella contea dello Yorkshire. Ma il ritrovamento della sua auto, con alcuni vestiti e la patente scaduta, agitò molto l’opinione pubblica: la sua scomparsa venne persino riportata sulla prima pagina del New York Times. Fu rinvenuta dieci giorni dopo, in un hotel in Yorkshire, registrata col cognome dell’amante del marito. Si hanno diverse opinioni sul perché avesse deciso di sparire: alcuni favoreggiano per un’amnesia (i media dell’epoca riportano questa teoria, affermando che non si ricordasse i motivi della sua fuga o, per dirla in un altro modo, della sua gita fuori porta). Un film del 1979, Il segreto di Agatha Christie, riferisce invece un piano tragico: secondo tale versione, la Christie si sarebbe voluta suicidare con l’intento di incastrare l’amante del marito. Questa sua scomparsa appare a prima vista come un meccanismo metaletterario: sembra essere diventata uno dei suoi personaggi, fuggita col desiderio di compiere atti tragici. Il mistero non è ancora risolto, la sua autobiografia omette l’intero fatto. Il secondo aneddoto metaletterario che la riguarda è meno tetro; anzi, potremmo quasi definirlo comico: intorno al 1941-42, l’agenzia di Intelligence britannica MI5 cominciò ad indagare sulla Christie per via di un personaggio, chiamato “maggiore Bletchey”, apparso nel thriller Quinta colonna. L’MI5 temeva che la Christie avesse una spia nel centro top-secret della divisione dell’intelligence inglese, visto che tale personaggio esisteva realmente. Le indagini terminarono dopo che Christie rivelò ad un suo amico di essere stata bloccata su un treno da Oxford a Londra e di essersi per questo vendicata, dando il nome di colui che l’aveva fermata a uno dei suoi meno adorabili personaggi. Nominata Dama Comandante dell’Ordine dell’Impero Britannico, si spense nel 1976, a 85 anni, ma i suoi misteri dominano ancora la Letteratura dei nostri giorni e il cinema contemporaneo (cfr. Assassinio sull’Orient Express).

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