Il quaderno proibito di Alba de Céspedes

Di Camilla Tettoni

Oggi voglio parlarvi di Alba de Céspedes, una delle autrici più prolifiche del secolo scorso. Nata a Roma nel lontano 1911 dalla romana Laura Bertini Alessandri e dal cubano Carlos Manuel de Céspedes y Quesada (nel 1911 ambasciatore di Cuba in Italia, e nel 1933 presidente cubano per alcuni mesi), crebbe in una famiglia benestante e politicamente impegnata. Il nonno paterno della scrittrice, Carlos Manuel Céspedes del Castillo, era stato il rivoluzionario cubano che aveva guidato Cuba all’indipendenza, liberandola dagli Spagnoli e diventandone il primo presidente, prima di essere assassinato in un’imboscata. Alba, continuando la tradizione familiare, divenne una fiera partigiana nel corso della Seconda Guerra Mondiale. Italo cubana, parlava fluentemente molte lingue, tuttavia le sue opere furono scritte prevalentemente in italiano. Come racconta la stessa Cespedes in un’intervista, cominciò a scrivere a sei anni. Una sera il padre, vedendola scrivere parole su un quadernino, le chiese di fargliele leggere: meravigliatosi del talento della figlia, le domandò più volte se la poesia che stava leggendo fosse stata composta da lei o se l’avesse sentita da qualche parte.

“Papà mi dispiace, ti prometto che non scrivo più!”
“Invece sì, continuerai. È il tuo destino”.

Pubblicò la sua prima raccolta di racconti, L’anima degli altri, nel 1935 con la Mondadori. L’editore Arnoldo Mondadori fu un suo grande amico, e la aiutò in diverse occasioni. Per esempio, riuscì ad evitare che l’opera prima di Céspedes venisse censurata dal regime fascista, il quale condannava, all’interno dei racconti editi, la presenza di un’immagine della donna diversa da quella elogiata dalla dittatura. Il libro fu un grande successo, diventò un best seller a livello nazionale e internazionale. Alba de Cespedes fondò nel 1944 la rivista letteraria “Mercurio”; a questo progetto collaborarono autori del calibro di Alberto Moravia, Ernest Hemingway, Sibilla Aleramo, Eugenio Montale, Natalia Ginzburg, Giuseppe Ungaretti, Vasco Pratolini e un giovanissimo Andrea Camilleri. La rivista uscì per quattro anni, per un totale di 36 numeri. Alba de Céspedes scrisse moltissimo, i suoi romanzi ispirarono film (Le amiche, diretto da Michelangelo Antonioni) e spettacoli teatrali. Alla sua morte, avvenuta a Parigi nel 1997, lasciò tutte le sue carte agli Archivi Riuniti delle Donne – che avevano allora sede a Milano nella casa della centenaria Unione Femminile Nazionale. Personalmente, ho avuto modo di conoscere quest’autrice tramite Quaderno Proibito, romanzo edito dalla Mondadori nel 1952. Protagonista del romanzo è una casalinga quarantenne, Valeria Cossati, che scrive i suoi pensieri su un quaderno nero, il suo diario. La prima pagina del libro contiene un’autocondanna della protagonista: “ho fatto male a comperare questo quaderno, malissimo. Ma ormai è troppo tardi per rammaricarmene, il danno è fatto”. Chi sfoglia le pagine di questo romanzo comprende fin da subito che il quaderno nero, rifugio dei pensieri di Valeria, non è “proibito” solo perché comprato di domenica, giorno in cui ai tabaccai era vietato vendere articoli di cancelleria (“Non si può, è proibito” […] “Ne ho bisogno” gli dissi “ne ho assolutamente bisogno”), ma lo è per via dei suoi contenuti, che non devono assolutamente pervenire al marito Michele e ai figli Riccardo e Mirella. La casalinga Valeria Cossati scrive della disgregazione della propria famiglia, dell’allontanamento dal marito, del rimpianto che le dà un amore irrisolto. I problemi affrontati nel romanzo trascendono la vicenda personale: la protagonista, con i suoi racconti scritti di getto per sfogarsi, diventa il simbolo di una società le cui strutture scricchiolano dalle fondamenta. In Quaderno Proibito il lettore non può fare a meno di ammirare il progressismo di Alba de Céspedes, una delle prime ad affrontare il tema della casa, della famiglia; la figura della casalinga viene descritta come un’entità a sé, una donna con le sue volontà e i suoi desideri, non sempre affini alle intenzioni familiari. Ricordiamoci che Céspedes mette per iscritto la coscienza di una donna sfinita, che avverte con desolata tristezza la frattura delle impalcature tradizionali della famiglia, negli anni ’50, quando ancora si lottava per un pieno riconoscimento della validità della figura femminile. Le associazioni femministe di quegli anni avevano, tra l’altro, proposto una pensione per le casalinghe, per riconoscere loro il lavoro di una vita, svolto fra le mura domestiche. La lettura di Quaderno Proibito è scorrevole, interessante e sconvolgente: non si avvertono affatto i settant’anni dalla prima pubblicazione. Quest’opera ebbe un grandissimo successo in Italia, tant’è che la Rai realizzò uno sceneggiato nel 1980, in cui il personaggio di Valeria Cossati è interpretato da una magistrale Lea Massari.

È sconcertante osservare come le opere di una delle più grandi scrittrici italiane del ‘900 (aneddoto: considerata cubana dalla legge, si dovette sposare a quindici anni con un italiano per acquisire la cittadinanza) siano difficilmente rintracciabili. Consiglio a voi, cari lettori, di provare a reperire le prose di Alba de Céspedes, solitamente vendute ai mercatini dell’usato. Vi assicuro che sarete abbagliati dal suo stile e dai temi raccontati, molto avanti persino rispetto alla nostra contemporaneità.

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