Il sentiero dei nidi di ragno: una fiaba sulla Resistenza

Di Benedetta Vale

In occasione del 25 Aprile (ma anche se fosse il 25 di agosto andrebbe benissimo parlarne comunque) vi propongo una lettura per conoscere più da vicino la realtà della Resistenza e viverne alcune suggestioni: Il sentiero dei nidi di ragno di Italo Calvino. Il libro esce nel 1947 ed è ambientato in una città ligure, probabilmente Sanremo, dove Calvino ha vissuto durante la sua giovinezza. Il sentiero dei nidi di ragno non esiste, se non nella mente del protagonista, un bambino di nome Pin, particolare che fa del romanzo un’originale fiaba sulla dura realtà della guerra. Calvino, con questo libro profondo e leggero, sembra farci planare su una tragica realtá, proprio come scrive in una delle sue piú celebri citazioni. Pin racconta dal suo personalissimo punto di vista la sua avventura in mezzo ai soldati, le armi, le fughe. Un bambino orfano che vive con la sorella, che fa la prostituta, e trascorre il suo tempo in mezzo ai grandi in un’osteria, un senex puer che non corrisponde alle aspettative dei suoi coetanei, né può dirsi un adulto: cerca di simpatizzare con gli adulti, ma è condannato a stare in un limbo tra l’una e l’altra età. Non mancheranno le storie di amicizia, come quella tra Pin e Lupo Rosso, un sedicenne partigiano comunista, e le relazioni con gli altri personaggi singolari che si avvicendano nella trama. Sicuramente un romanzo unico nel suo genere, Il sentiero dei nidi di ragno ha fatto sì che Calvino venisse accostato, seppur collateralmente (è il suo unico romanzo con questo tema), ai grandi scrittori del Neorealismo, quali Cesare Pavese, Elio Vittorini e Beppe Fenoglio, per citarne alcuni. Il movimento del Neorealismo (Neo-realismo perchè è “nuovo” rispetto al realismo ottocentesco di scrittori come Flaubert, Dickens o Verga) inizia a venire alla luce durante gli anni ’30 del ‘900 con romanzi come Gli Indifferenti di Alberto Moravia (1929) e Tre operai di Carlo Bernari (1934), per poi conoscere pieno sviluppo durante gli anni ’40: gli autori si concentrano sull’esperienza della guerra, della Resistenza, dei campi di concentramento. Una preziosa memoria storica è racchiusa tra le pagine dei romanzi del tempo, oggi annoverati tra i più classici contemporanei ( basti pensare a romanzi come Una questione privata di Beppe Fenoglio o l’autobiografico Lessico famigliare di Natalia Ginzburg). Il Neorealismo ci parla di guerra, di campi di sterminio, lotte per la libertà, e parallelamente affronta il tema di una società stretta nella morsa delle convenzioni borghesi durante il fascismo. Come sempre, la storia è passato ma anche presente, e oltre a ricordarci da dove veniamo, ci ricorda chi siamo, ci mostra come lo spirito umano, pur cambiando abito, è animato dalle sempreverdi sofferenze e aspirazioni verso la libertà, sia in senso più strettamente individuale sia collettivo. Leggere questi romanzi non è importante solo “per cultura” (espressione che a me, personalmente, non va tanto giù) ma soprattutto per empatizzare, attraverso la conoscenza di quanto accaduto, con un vissuto collettivo le cui tracce sono vive oggi dentro di noi; non esiste alcuna cesura col passato ma tutto è costantemente interconnesso, e ciascuno dovrebbe sperimentare, attraverso la lettura o qualsiasi altra forma di conoscenza, le diverse forme che l’esperienza umana può assumere ed ha assunto…soprattutto quelle che, per fortuna, non ci è stato dato di vivere.

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