Di Camilla Tettoni
“Tutto ciò che dobbiamo decidere è cosa fare col tempo che ci viene dato.”
Devo essere sincera e dire che la prima quarantena, vissuta da noi Italiani lo scorso anno, mi ha regalato la gioia (l’unica, oserei dire) di una lettura che desideravo intraprendere da anni. Il Signore degli Anelli ha confermato, se non elevato, le mie aspettative: il sapientissimo uso della narrativa, unito ad un innovativo mix di lingue inventate, rende l’opera di Tolkien un unicum nel suo genere. La trilogia parla di un mondo lontano, inventato e descritto nei minimi particolari, abitato da genti diverse, mortali e immortali. Al centro della trama un anello, necessario a Sauron, l’occhio che vede tutto, la personificazione del male, per diventare signore assoluto dell’immaginaria Terra di Mezzo. A contrastare le sue pretese si schiera una compagnia, capeggiata dallo stregone Gandalf e composta da due uomini, Aragorn e Boromir, dal nano Gimli, dall’elfo Legolas, dagli hobbit Frodo, Sam, Merry e Pipino. Le loro avventure termineranno migliaia di pagine dopo, e continueranno negli altri romanzi pubblicati in vita da Tolkien o curati postumi dal figlio, Christopher Tolkien. È stato recentemente annunciato che Amazon Prime ha dato inizio alle riprese di una serie tv su Il Signore degli Anelli: per far sì che la serie porti in auge le vicende della Compagnia dell’Anello sono stati messi a disposizione più di 450 milioni di dollari, una cifra mastodontica. Sappiamo che il drama fantasy, girato in Nuova Zelanda (come i film di Peter Cameron), sarà ambientato nella Seconda Era della Terra di Mezzo, e che “riporterà gli spettatori a un’era in cui grandi poteri furono forgiati, regni salirono alla gloria e caddero in rovina, improbabili eroi furono messi alla prova, la speranza appesa ai fili più sottili e il più grande cattivo uscito dall’inventiva di Tolkien minacciò di diffondere l’oscurità in tutto il mondo”. Prepariamoci quindi ad assistere alla proiezione di episodi appassionanti, certamente in grado di far riavvicinare le giovani generazioni alla fortunata penna di Tolkien. Ma chi era la mente dietro queste gesta eroiche? Chi era l’uomo ricordato ed elogiato come uno dei più grandi scrittori di letteratura fantasy? John Ronald Reuel Tolkien nacque a Bloemfontein, in Sudafrica, nel 1892. All’età di tre anni si trasferì in Inghilterra a Sarehole, sobborgo di Birmigham (città natale dei genitori), per motivi di salute. Il padre, ammalatosi prima del viaggio di febbri reumatiche, non poté partire e morì lontano dalla famiglia. La madre, trovatasi sola con due figli, fece il possibile per permettere loro una buona istruzione: Tolkien mostrò fin da piccolo un’ottima predisposizione alle Lettere. Vinse una borsa di studio che gli permise di affinare i suoi studi in greco, latino e letteratura inglese presso la prestigiosa King Edwards School. All’università si dedicò allo studio dei classici, dell’antico inglese e della lingua germanica all’Exeter College (Oxford), dove tornò in seguito ad insegnare. Rimasto orfano di madre a soli dodici anni, venne affidato a Francis Xavier Morgan, sacerdote cattolico. Il prete seguì il ragazzo con una particolare cura, impedendogli la frequentazione con Edith Bratt, protestante, di qualche anno più grande e figlia di padre ignoto. Tolkien non poté vederla né scriverle per tre anni: la contattò il giorno stesso in cui compì 21 anni, ma nel frattempo la giovane si era impegnata in matrimonio con un altro pretendente. Raggiuntala di persona, Edith scelse di fidanzarsi con John e di convertirsi alla religione cattolica: i due si sposarono il 22 marzo del 1916 nella Chiesa di Santa Maria Immacolata, nel borgo di Warwick. La loro storia d’amore è stata rappresentata in un film uscito nel 2019, Tolkien: nel cast figurano Nicholas Hoult e Lily Collins. Edith è stata la musa dello scrittore, la sua compagna di viaggio. Nel Silmarillion, opera mitopoietica pubblicata postuma dal figlio, si racconta dell’amore tra Beren e Luthien. Beren, umano, era innamorato e ricambiato dalla bellissima elfa immortale Luthien. Il loro sentimento, però, non poteva essere approvato: in seguito a molteplici e tristissime peripezie i due riuscirono a stare insieme, ma Luthien dovette rinunciare alla propria immortalità. Tolkien, sepolto insieme alla cara moglie, volle far incidere sulla lapide i nomi di Beren e Luthien: alcuni hanno dato una valida interpretazione a questo gesto, pensando romanticamente a come Edith, per poter sposare Tolkien, abbia accettato di convertirsi, scegliendo di rinunciare al proprio credo immortale precedente al pari di Luthien, che rinunciò all’ immortalità per amore.
Ecco qui, in pochissime parole, Tolkien uomo, marito, padre, scrittore e professore. Come Frodo, Bilbo e molti altri eroi della Terra di Mezzo si è imbarcato tempo fa su una nave per Valinor, per le terre senza ritorno, lasciandoci un grande regalo: la lettura di un mondo fantastico in cui i personaggi rappresentano il coraggio che a volte ci manca, la giustizia che chiediamo a gran voce, la forza che invochiamo nei momenti di debolezza, l’amicizia che ci auguriamo di avere e l’amore che speriamo nei nostri sogni più profondi.
Curiosità: se volete approfondire la biografia di Tolkien, lo scorso marzo è stata pubblicata una graphic novel sulla sua vita. I disegni sono dell’italiano Giancarlo Caracuzzo, i testi di Willy Duraffourg.
