Orgoglio e Pregiudizio: pensieri su Jane Austen

Di Camilla Tettoni

Le pagine di Orgoglio e Pregiudizio ci riportano indietro nel tempo, in un secolo antico, in cui i costumi della società rimandavano a gonne ampie, corsetti e bastoni da passeggio anche se si era giovani. Il “fenomeno Jane Austen” ha spopolato e continua a farlo, basti vedere il gran numero di opere cinematografiche e televisive che hanno permesso di avvicinare le sue opere al grande pubblico. La fortuna di Orgoglio e Pregiudizio è dovuta probabilmente al ricorrere di personaggi caratteristici e, potremmo dire, umanissimi: l’intelligenza sarcastica di Elizabeth Bennet, il carattere ombroso di Fitzwilliam Darcy, la bontà di Charles Bingley, l’umiltà di Jane Bennet, l’amore paterno di Mr Bennet, l’invadenza della signora Bennet. La storia narrata pone in risalto l’orgoglio dei protagonisti e il pregiudizio sociale, derivante per lo più dalle differenti classi di appartenenza. Quello che all’apparenza sembra essere un romanzo rosa cela in realtà all’interno un messaggio di uguaglianza, sostenuto e portato avanti dai pensieri di Lizzie, una giovane donna non ancora ventunenne:

“Sono poche le persone che io amo veramente, e ancora meno quelle che stimo. Più conosco il mondo, più ne sono delusa, ed ogni giorno di più viene confermata la mia opinione sulla incoerenza del carattere umano, e sul poco affidamento che si può fare sulle apparenze, siano esse di merito o di intelligenza.”

Nelle sue parole, scritte da Jane Austen gli ultimi anni del ‘700, troviamo la forza di un carattere schietto, nonché opinioni alquanto attuali. La nascita degli amori descritti, meravigliosi nelle loro profonde imperfezioni, fa da sfondo ad un libro in cui il principio portante risulta essere il fatto che una donna non si debba sposare sotto costrizione, senza provare un sentimento. A dirlo è Elizabeth Bennet alla madre, che cerca in tutti i modi di far sposare le figlie. All’epoca, infatti, se non si proveniva da una famiglia economicamente stabile e non si avevano fratelli maschi, alla morte del padre si rischiava di rimanere senza un soldo. Scrivere di una giovane donna che rifiuta due uomini perché non è innamorata dei loro modi, delle loro persone, non è assolutamente scontato. Si potrebbe obiettare, a ragione, che la fine del romanzo attenui queste convinzioni, in quanto la secondogenita della famiglia Bennet accetterà la mano di Mr. Darcy. Sebbene la trama ponga al centro la verità del loro sentimento, partito da un disprezzo reciproco, è indubbio il fatto che sia Lizzie sia Jane, la sorella maggiore, finiscano per sposare due pretendenti ricchi e facoltosi. Tuttavia, continuo a credere che sia sbagliato riassumere i romanzi della scrittrice britannica esaltandone i lieti fine: dietro c’è molto altro, ci sono opinioni, dialoghi e apparenze che vengono scardinate, pur rimanendo sempre in un’ottica ottocentesca. Orgoglio e Pregiudizio è uno di quei romanzi che, una volta letti, rimangono impressi nella mente del lettore per la verità delle sensazioni narrate. Non c’è finzione, potremmo dire di conoscere una Lizzie, così come un signor Darcy, nella vita di tutti i giorni. La scrittura di Jane Austen è avvolgente, nulla viene lasciato al caso. I finali lieti che descrive sono quanto di più lontano dalla realtà da lei vissuta. Terminato di scrivere nel 1797 e pubblicato anni dopo, nel 1813, potremmo affermare che in Orgoglio e Pregiudizio la ventunenne Elizabeth altri non sia che la ventunenne Jane. Così come in Jane Bennet altri non troviamo che Cassandra Austen, l’amatissima sorella dell’autrice. Come raccontato in un film del 2007, Becoming Jane, le sorelle Austen ebbero una vita sentimentale infausta a causa di tristi vicissitudini: non è un caso che tutti i protagonisti dei sei romanzi della Austen si sposino. Se nella vita reale non ha potuto realizzare il suo sogno d’amore, la scrittrice ha fatto in modo di evocare matrimoni e storie felici nei suoi libri. I romanzi, Orgoglio e Pregiudizio in modo particolare, raccontano di impedimenti superati, ostacoli aggirati: la forza del sentimento è in grado di superare le distanze fisiche e sociali. Le sue opere raccontano come sarebbe andata se… Jane Austen è stata in grado di trasformare i se che la tormentavano, le scelte non intraprese in romanzi senza tempo, unici nella loro verità.

“E che cosa leggete, signorina…?” “Oh! Non è che un romanzo!” replica la giovanetta, lasciando cadere il libro con indifferenza ricercata o con momentanea vergogna. “È Cecilia, o Camilla, o Belinda o, per farla breve, non è che un’opera nella quale sono prodigate le più belle facoltà dello spirito e che offre al mondo, in un linguaggio scelto, la più completa conoscenza della natura umana, la più felice descrizione delle sue varietà, le più vive manifestazioni di spirito e di brio".

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