Di Benedetta Vale
I teatri hanno riaperto da pochissimi giorni, dopo una lunga e sofferta chiusura, così lunga che quasi ci si era abituati a non vivere quell’emozione particolarissima che solo il teatro può regalarci: il sentirsi un po’ fuori dal tempo, quel senso di fuga dalla terra, protetti dall’accoglienza di un palchetto affrescato, pronti a fare i conti con delle emozioni che presto affioreranno incontrollate. Si accende il fuoco nell’attesa che l’acqua cominci ad agitarsi. Senza averlo deciso “a tavolino” mi sono capitate due occasioni per andare a teatro che, con entusiasmo, ho deciso di cogliere. Il nuovo battesimo all’esperienza teatrale dopo il periodo di ibernazione emotiva da Covid-19 è avvenuto con La dodicesima notte di William Shakespeare realizzata dagli attori della compagnia dell’associazione Arte e Salute di Bologna, un progetto che promuove il miglioramento della salute mentale attraverso il teatro per persone affette da disturbi psichiatrici, realizzando un percorso di riabilitazione psichiatrica alternativo che coadiuva quello tradizionale.
La dodicesima notte è una commedia degli equivoci, carica di passione, rappresentata ai miei occhi come una narrazione sublimata, eterea. Questa parla di storie umane con un piglio surreale e la leggerezza dell’aria che solo le atmosfere surreali sanno rappresentare. Qui troviamo il tema dell’amore che colpisce dritto all’essenza, quello della separazione e del riconoscimento, in una scenografia essenziale ma sapiente, nella bellissima cornice dell’Arena del Sole di Bologna. Opposta per segno, a cui assocerei non più l’aria, bensì il fuoco, è stato Ana contra la muerte (stavolta a Modena, al suggestivo Teatro Storchi) di Gabriel Calderón, attore, regista e drammaturgo uruguayano di grande successo. La carriera di Calderón inizia prestissimo: a soli 19 anni scrive il suo primo testo teatrale e oggi, che di anni ne ha 38, porta in scena un testo potentissimo, intenso, vero. Calderón sceglie di parlare di vita accompagnandoci per mano negli abissi che le fanno da fondamenta, condensando, senza mai sublimare, semmai restituendoci immagini di dolore senza lasciare allo spettatore nessuna possibilitá di difendersi, il dramma di una madre che rischia di perdere un figlio, che lotta contro la morte sprigionando la forza di un amore ancestrale che sta Al di là del bene e del male. Un viaggio nel nero, nella paura, nella morte e nello sporco della vita che non vorremmo mai affrontare, la precarietá di tutto ciò che viene dalla terra, come l’essere umano, accompagnando tanta intensità con una meravigliosa colonna sonora cantata e suonata dalle attrici che, per contrasto, mi ha sussurrato che è possibile guardare la sofferenza umana anche dall’alto, evocando la gioia quasi metafisica di chi riconosce la bellezza del fluire delle cose, danzando sulla vita e la morte, sospesi tra disperazione e accettazione in una danza degli opposti. Ci scrive il regista: “Da tempo sentivo il bisogno di provare un altro tipo di scrittura. Avevo la sensazione che a poco a poco stavo sovraccaricando il muscolo della scrittura con i miei lavori precedenti e, dopo il debutto del mio ultimo spettacolo nel 2018, ho sentito la necessità di provare un nuovo tipo di scrittura. Per questo, invece di progredire o di lanciarmi sul nuovo, mi sono rivolto alle origini della scrittura teatrale trovando nel dialogo un buon punto di partenza. Per questo ho deciso di immaginare tutti i dialoghi difficili che una madre deve affrontare quando è spinta, legittimamente, a fare l’impossibile per salvare la vita di suo figlio. È così che nasce “Ana contra la muerte”, proviene ed è percorsa da un’esperienza dolorosa e personale come la morte di mia sorella a 35 anni. Avendo cura di rispettare il materiale nella sua essenza fittizia mi sono convinto a cambiare radicalmente la sostanza della mia drammaturgia e rispettare l’entità e il dolore che l’argomento stesso richiedeva.” Una drammaturgia consapevole ma mai fredda e intellettuale, piuttosto estremamente umana e terrestre, visceralmente passionale, e assieme conscia della bellezza della vita e dei suoi momenti rivelatori, delle scintille in cui essa si manifesta con naturalezza illuminando tutto il resto, mostrando minuscoli squarci di senso che mantengono viva la fiamma, la speranza, e l’animo aperto ad accogliere la vita in tutta la sua intensitá.
Due spettacoli di segno opposto che completano lo sguardo sulle passioni, o meglio, aggiungono dei piccoli pezzi all’infinito puzzle dei possibili modi di sentire e vedere la realtá.
