Di Camilla Tettoni
Una settimana fa è uscita una nuova serie su Netflix, Heartstopper. Ho cominciato a guardarla perché mi è stata vivamente consigliata, e posso dire che mai consiglio fu più apprezzato. Heartstopper racconta una storia dolcissima, ambientata nel Regno Unito e basata sulle graphic novels realizzate da Alice Oseman, la mente dietro il successo riscosso dalla serie.
La storia narra il rapporto tra due ragazzi, l’evoluzione della loro relazione. La trama racconta il liceo inglese, tipicamente diviso in grammar schools maschili e femminili; la delicatezza della scrittura rende i dubbi del giovane Nick Nelson emozionanti e commoventi. Il bullismo e l’omofobia non vengono oscurati, ma entrano prepotentemente in scena. Lo spettatore non è certamente messo davanti ad una rappresentazione idilliaca dei rapporti omosessuali: la paura di essere giudicati accompagna costantemente i ragazzi protagonisti di questa fortunatissima serie, che vi consiglio caldamente di vedere. È family friendly, la possono guardare tutti, bambini e adulti.
Il senso di Heartstopper è il rendere le relazioni fra lo stesso sesso meno un tabù e più “normali”. In questi ultimi anni si è assistito alla rappresentazione di molteplici storie LGBTQ+: si pensi al premiato Call me by your name, o alla serie Netflix Young Royals; rappresentazioni apprezzate da tutti, etero, omosessuali, bisessuali, transgender. Perché quando si parla di un prodotto televisivo ben riuscito non c’è una discriminazione di pubblico, anzi. La mia generazione ha mostrato la sensibilità di schierarsi a favore dell’identità di genere e dell’orientamento sessuale. Non esiste una risposta giusta, ognuno è libero di amare chi vuole.
Purtroppo, i retaggi culturali che ci portiamo dietro non aiutano. Nel secolo scorso la sodomia era un reato punito negli Stati Uniti, in Italia si era mandati al confino. Tuttora aggressioni e risse torturano la pace di chi non ama l’altro sesso. Io, da parte mia, mi sono sempre messa nei panni di chi subiva insulti, botte, e rischiava di morire. Per cosa, poi? Per il giudizio ignorante del prossimo? Perché è una vergogna amare chi si vuole? Perché non è naturale? Il clero non accetta gli omosessuali, ma quanti tra di loro lo sono? Lo dico senza vergogna, da cristiana. Gesù avrebbe compreso, aiutato, abbracciato, salvato dagli oppressori chi, per “colpa” del proprio cuore, della propria natura, non rientra negli “standard”. Finché essere diverso dagli altri sarà una colpa, non si andrà avanti.
Intanto, questi programmi audiovisivi sono fondamentali nel favorire una narrazione che possa far vedere e vivere la normalità della diversità. Passa poi in secondo piano il fatto che siano due giovani ad essere innamorati: potrebbero essere, allo stesso tempo, un ragazzo e una ragazza, due vecchietti, due donne. È l’amore il vero protagonista.
