XVIII Festa del Cinema di Roma

Di Camilla Tettoni

La mia prima Festa del Cinema di Roma, vissuta con il blog, ha superato le aspettative. Tanti sono stati gli incontri, e le conferenze stampa. Ho avuto il piacere di assistere alla premiazione di Isabella Rossellini, accompagnata da Renzo Arbore e Alice Rohrwacher, nonché alla sua masterclass sulla bellezza del cinema (con inclusi vari ricordi degli amatissimi genitori, il regista Roberto Rossellini e l’attrice Ingrid Bergman). La conferenza del britannico Jonathan Glazer, autore e regista di The Zone of Interest, presentato in anteprima italiana proprio alla Festa del Cinema di Roma, è stata molto interessante poiché il director ha svelato diversi trucchi del mestiere e ha fornito nuove chiavi di lettura per comprendere appieno il suo ultimo film. Accanto ai red carpet, l’emozione di vedere film in anteprima non ha prezzo. Ne ho visti diversi, ma ho deciso di recensirvi i due che mi hanno emozionato di più. Gli altri possono essere visti tranquillamente in streaming, a casa, con un buon bicchiere di vino in mano.

Le pellicole che vi consiglio di andare a vedere sul grande schermo sono The Zone of Interest, citato sopra, e una meravigliosa scoperta, Fremont.

The Zone of Interest

Basato sul romanzo di Martin Amis, questo film tratta il tema dell’olocausto. Eppure, questa volta il punto di vista è diametralmente opposto rispetto alle trame solitamente enunciate su questo tema. Il campo di concentramento di Auschwitz rimane sempre sullo sfondo: se ne sentono le urla, si vedono le ceneri che si innalzano nel cielo grigio, rimbombano gli spari. Ma la camera e, di conseguenza, il nostro sguardo, non vi entra mai dentro. Seduti sulla nostra poltrona rossa, siamo invece piacevolmente – per assurdo – costretti a seguire le vicende della famiglia Hoss. Rudolf Hoss, nazista realmente esistito e primo comandante del campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau, è il gerarca di questo clan familiare. Hoss è stato il primo ad utilizzare il gas Zyklon B nelle camere a gas per velocizzare le uccisioni di massa. Ci troviamo, dunque, per tutto il tempo, dentro la tana del lupo. Viviamo insieme alla sua famiglia, in una villa luminosa, colorata, circondata da un giardino meraviglioso, con tanto di piscina e serra. Una villa che confina con il muro, imponente, del campo di concentramento. La cenere, il fumo, rimane continuamente sullo sfondo mentre i bambini giocano insieme nel prato, mentre vanno a scuola, mentre si recano nel fiume vicino per farsi il bagno. Il campo di concentramento, con i suoi prigionieri, non è mai il protagonista, ma la sua presenza entra prepotente in ogni scena, sempre sullo sfondo. Insomma, un film interessantissimo, un punto di vista nuovo. Durante la conferenza, il regista Glazer ha confidato che la realizzazione di questo film è stata alquanto complicata, perché era necessario immergersi nel punto di vista del perpetrator, di colui che commette il crimine, non della vittima. Devo dirvi che la riuscita della pellicola è ottima, per diverse ragioni ma una soprattutto: gli spettatori entrano nelle camere e nelle sale del capo nazista, ne conoscono i figli, la suocera, la moglie, le abitudini, ma non scatta mai quel meccanismo di identificazione che talvolta un’immersione di questo tipo genera. La condanna rimane, anzi, diventa più feroce e assume sfumature nuove: per dirne una tra tutte, Hoss è un ottimo padre di famiglia, e al contempo uccide quotidianamente centinaia di bambini innocenti. Non voglio dirvi di più, la trama è interessantissima e va ben oltre questa mia breve introduzione. Il film uscirà nelle sale italiane a gennaio 2024, non perdetevi questa perla del cinema contemporaneo. Oltre alla sceneggiatura, la colonna sonora e la fotografia rendono The Zone of Interest un film unico nel suo genere.

Fremont

Tutta un’altra storia quella di Fremont, tutta un’altra epoca, altri protagonisti. Eppure, paradossalmente, sebbene ambientato ai giorni nostri, il film è interamente in bianco e nero. Togliere i colori in questo caso non vuol dire però alleviare le emozioni, anzi. La storia risulta essere piacevolmente rimarcata da questa scelta stilistica. Al centro della trama Fremont, città californiana chiamata anche Little Kabul, visto il gran numero di rifugiati Afghani residenti nella zona. Tra questi troviamo Donya, ex traduttrice per l’esercito americano, rifugiatasi in America dopo l’arrivo dei Talebani nelle sue terre. La trama segue le giornate di questa giovane donna, la sua vita, caratterizzata da routine ordinarie, forse troppo vecchie per la sua età. Interessantissima, nel film, è l’alienazione della protagonista. Straniera in terra promessa, straniera in patria, straniera tra i propri connazionali. Votata a privarsi di emozioni positive perché ci sono ancora tante persone, come la sua famiglia, che continuano a soffrire in Afghanistan. Questo pensiero le rende difficile dormire sonni tranquilli, i pensieri la continuano a portare indietro, alla terra che ha lasciato, e le rendono impossibile – né lo ritiene giusto – essere pienamente felice. Fremont è un ritratto malinconico, un noir di altri tempi terribilmente contemporaneo. Peculiare anche la rappresentazione di un’altra popolazione immigrata in terra americana, la popolazione cinese, geograficamente molto vicina – paradossalmente, vista la differenza di cultura e tradizioni – agli afghani, “gli afghani e i cinesi sono popoli confinanti, non siamo poi così diversi”, dice un giorno il capo di Donya alla ragazza. La protagonista, infatti, lavora presso uno stabilimento che realizza biscotti della fortuna. Lei stessa tenterà la fortuna in questa fabbrica, in un modo che non voglio svelarvi. Una pellicola bella, serena nel suo tormento. Se The Zone of Interest ci fa entrare in una villa meravigliosa, in cui l’inferno che accade a pochi passi viene ignorato e volutamente lasciato fuori, in Fremont entriamo in un appartamento ben diverso, l’appartamento di una donna che è dovuta sfuggire alla guerra, abbandonare la propria famiglia, e che tenta – in mezzo a tante difficoltà – di tirare le fila della propria vita. Il finale non delude: dolce, deciso e speranzoso, come gli occhi profondi e buoni della protagonista. Il film sarà disponibile nelle sale italiane a partire dal 9 novembre 2023.

Lascia un commento